Il creativo, tra immaginativo e manager

 

Qual è la differenza tra immaginazione e creatività?

Ho trovato una bella risposta a questo interrogativo, chiara e concisa come sempre, nel libro di Piero Angela, Viaggio dentro la mente (Mondadori). Ecco che cosa dice Piero:

Un dettaglio della Creazione di Adamo di Michelangelo

una immagine del giornalista Piero Angela

«Immaginare è quello che ognuno di noi può fare in poltrona, chiudendo gli occhi e dando via libera ai pensieri. Pensieri magari originali, o geniali. La creatività è anche realizzare queste idee.
Per fare un esempio: Michelangelo non poteva solo “immaginare” gli affreschi della Cappella Sistina, ha dovuto realizzarli, cioè organizzare il lavoro, negoziare il suo compenso, progettare i ponteggi, lavorare per anni a testa in su, con continui dolori al collo e alla schiena, mentre il colore gli sgocciolava addosso.
Anche a Dante Alighieri non è bastato “immaginare” la Divina Commedia, ma ha dovuto passare giornate e notti al lume di candela con la sua penna d’oca a cercare continuamente la rima e gli aggettivi giusti, a fare ogni volta i conti con gli endecasillabi, ecc.

“Il creativo non è solo un immaginativo, ma spesso deve essere anche un manager, un inventore, il leader di un gruppo di lavoro.
E comunque sempre un individuo tenace, perseverante.”

 

«In francese c’è un modo di dire che riassume bene questo concetto: “Avoir de la suite dans ses idées”, cioè dare un seguito alla proprie idee».

Tutti, insomma, potremmo essere capaci di avere grandi idee: saperle portare a termine, però, è ciò che separa chi costruisce castelli in aria da chi li realizza veramente.


Ecco perché è facilissimo criticare quello che gli altri cercano di fare, mentre cercare concretamente di realizzare qualcosa è tutto un altro discorso.