Questo anno di TFA è stato, senza dubbio, uno dei più densi, intensi e trasformativi della mia vita. Un anno in cui studio, lavoro e vita personale si sono intrecciati in modi imprevedibili, generando crescita, sfide e consapevolezze nuove. Pensavo che l’ingresso nel mondo dell’insegnamento sarebbe stato qualcosa di graduale, che avrei avuto il tempo di ambientarmi, osservare, comprendere, ma la realtà ha superato ogni previsione.
Premetto che la mia prima vera esperienza è arrivata con una supplenza nella scuola primaria, dove mi sono trovato a seguire tre casi molto diversi tra loro. Uno di questi, particolarmente complesso, ha rappresentato una sfida continua. Ma la vera novità, quella che non avevo previsto e che ha cambiato radicalmente il mio modo di guardare alla scuola e al mestiere di insegnante, è stata un’altra.
In una delle classi in cui ho avuto modo di lavorare era presente una collega in sedia a rotelle, la maestra Lisa.
Con lei ho condiviso gran parte delle mie ore di servizio e se all’inizio la sua presenza mi ha fatto sentire un po’ spaesato, quasi timoroso di non sapere come rapportarmi, molto presto ne è scaturita una grande sintonia e ho capito di essere di fronte a qualcosa di straordinario.
Lisa non è stata soltanto una collega, ma una forza silenziosa e luminosa, una presenza che ispira con naturalezza. Con la sua dolcezza, il suo carisma e una professionalità rara, è diventata per me una guida e un punto di riferimento. Lisa è la dimostrazione vivente che l’insegnamento non è solo una professione, ma una vocazione profonda, capace di superare ogni ostacolo.
Ogni giorno, Lisa affronta con determinazione un mondo che spesso non è pensato per chi, come lei, si muove su una carrozzina. Le sue giornate iniziano molto presto, con i tempi dilatati di una quotidianità più complicata, tra l’organizzazione autonoma del tragitto casa-scuola, le barriere architettoniche e, talvolta, quelle più sottili ma dolorose: le barriere culturali. Eppure, lei non solo riesce a esserci, a “stare sul pezzo”, ma riesce a brillare.
Osservarla insegnare, vedere come riusciva a tenere viva la classe, come sapeva farsi ascoltare, rispettare, amare… è stato un privilegio. Lei è la prova che ogni limite può diventare una risorsa e che il vero insegnamento parte sempre dall’esempio.
La sua presenza mi ha dato una profonda motivazione. Se lei era in grado di affrontare ogni giorno con quel sorriso, con quella energia, con quella dedizione, allora anch’io potevo trovare quelle risorse dentro di me.
Dopo quell’esperienza, anche il tirocinio ha assunto un tono diverso e ha contribuito a completare il mio percorso. Ho svolto il tirocinio in un’altra scuola, cosa che mi ha consentito di poter vedere un secondo contesto scolastico nello stesso anno, diverso da quello dove lavoravo e dove ho trovato un ambiente accogliente e un’altra insegnante, una tutor esperta, generosa e appassionata, che ha voluto condividere con me tutto ciò che poteva: progetti, esperienze, riflessioni, strategie didattiche; che mi ha aiutato a osservare con occhi diversi gli alunni, a coglierne le differenze, i bisogni, i talenti.
Tra le tante esperienze vissute, oltre all’affiancamento a un’alunna speciale, di cui parlerò più avanti, ci sono stati momenti di affiancamento con varie tipologie di BES, come alcuni con alunni con disturbi del comportamento. In ogni caso, ogni passo di questo cammino mi ha fatto sentire sempre più parte di questo mondo.
Ma è Lisa, con la sua umanità fuori dal comune, incarnazione pura di quell’“Abruzzo forte e gentile” a rimanere la scintilla più luminosa di questo anno. L’incontro con lei ha lasciato in me un segno profondo. Perché ci sono persone che non solo ti insegnano, ma ti segnano, ti cambiano.
E lei, senza sforzi apparenti, lo ha fatto.